2020
Post scriptum
Giorgio Rizzi
Da "La Linea di gesso" - NWC Editore - Pagg. 177-180
Avrei
preferito non dovere scrivere queste ultime pagine ma, da che ho
cominciato a raccogliere queste idee in un unico file, è passato molto
tempo e molte
cose sono accadute.
Sono trascorsi gli anni, innanzitutto e il mondo ha vissuto eventi che erano immaginabili solo in un film di fantascienza.
COVID-19
ce l’ha messa tutta per ostacolare le nostre attività didattiche e
sportive e continua a farlo con ostentata soddisfazione.
Peraltro, lamentarsi di non potere più partecipare alle gare di Nordic Walking
quando, nel recentissimo passato, abbiamo assistito al tragico spettacolo di
carovane di camion militari che portavano all’ultimo commiato una generazione di
anziani falcidiata dalla pandemia, valicherebbe i limiti del buon gusto e di
quanto sia umanamente accettabile, quindi si impone un rispettoso silenzio
sull’argomento.
Le gare sono ferme; se sarà possibile farle ripartire, se qualcuno ci
verrà e se ci sarà un futuro in questo settore, tanto meglio, se no camperemo
senza.
Poi ci si è messa anche la mia vecchia carcassa a fare le bizze,
rifilandomi un inatteso malanno che mi ha convinto che il momento di dire “basta” agli
enormi carichi fisici dell’attività agonistica fosse definitivamente giunto.
Per finire, il mondo stesso, l’andamento delle cose, dell’economia, della
società e della socialità, della testa della gente e delle idee stesse hanno
contribuito in maniera notevole a fare vacillare gli orizzonti e a rendere molto
difficile guardare verso il futuro.
Insomma, per me davvero è venuto il momento di riporre i bastoni, almeno dal
punto di vista agonistico e farne esclusivamente uno strumento utile ad
insegnare la buona postura e la buona salute, allenare atleti, formare nuovi
docenti, mantenere amicizie, combattere il proliferare della pancia e vivere
qualche ora di sereno svago, senza altre velleità.
Già
diversi anni fa conclusi un mio libro citando il “panta rei” che la
tradizione filosofica vuole attribuito ad Eraclito e che raccoglie l’essenza della
vita stessa; anche stavolta ci hanno pensato la vita e il suo lento, ma
inesorabile scorrere, a decidere per me relativamente a scelte che, immaginavo,
avrei operato in maniera ben diversa.
Abbiamo fatto tanto, abbiamo dato tanto, abbiamo ricevuto in proporzione al
lavoro svolto; l’obiettivo, oggi, è quello di godermi gli anni della saggezza
in maniera tranquilla e, a Dio piacendo, sana e serena.
Non so a quanti sia piaciuto il mio operato nel mondo del Nordic Walking.
Di sicuro so di avere dato fastidio a qualcuno, di avere decisamente rotto
le balle ad altri e di avere condizionato in qualche modo l’operato di
molti, contribuendo così a mantenere il nostro sport entro limiti di decenza
che, in altre aree geografiche e senza la presenza di un cocciuto bastian
contrario quale sono io, sono stati ampissimamente superati, trasformando uno
sport nobile in qualcosa di realmente ridicolo.
Di questo me ne vanto e questo è il retaggio che lascio a chi continuerà a
percorrere la strada da me segnata.
Non saranno le autostrade larghe e comode a spazzare via la debole linea di gesso tracciata tanti anni fa, almeno fino a che ci sarà qualcuno che continuerà a credere in quanto abbiamo fatto, dimostrato, insegnato e coerentemente difeso, spesso pagando pegno.
E allora, al momento di abbassare il sipario, mi viene naturale salutare
tutti alla maniera della Commedia dell’Arte, con ampi ringraziamenti ed
inchini per coloro che sono stati a guardare il palcoscenico della mia vita e, in
qualche modo, hanno contribuito a mettere tanto entusiasmo nel mio animo e
tante soddisfazioni nella mia memoria.
Ma, da quel rompiscatole che sono, permettetemi anche di salutare taluni
spettatori della mia lunga carriera nell’ambito del Nordic Walking con un
malcelato ghigno beffardo, come quello che Arlecchino porta stampato sul viso; e allora…
“…grassie
siòr, grassie nobili
spétatori;
grassie a chi bate i man.
E a chi no ghe va de batere i
man…
…ma va’ in mòna de to màre, va…”