2013 - Il tempo di dire "oplà"

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Solo il tempo di dire oplà e la speranza di regalare all’Italia la prima medaglia mondiale nella storia del Nordic Walking nazionale è sfumata.
Otto piccoli decimi di secondo, un nulla dopo una gara di oltre due ore e trenta minuti, hanno privato la nostra squadra della gioia di una medaglia di bronzo.

È stata dura quando, con matita e taccuino, mi sono avvicinato al tabellone delle classifiche ufficiali per prendere nota dei tempi e delle posizioni dei nostri atleti: ho cominciato dal fondo, per scaramanzia, andando su, su e ancora su, con le dita incrociate ad ogni riga che scorrevo, fino a cominciare ad incontrare i nostri nomi.

Poi ho letto che una delle nostre era arrivata quarta.

Stavo per esserne soddisfatto quando ho realizzato il minimo distacco dalla terza classificata e mi sono sentito vacillare le gambe.
Otto decimi in una mezza maratona sono un niente: un sorso d’acqua di più ad un rifornimento, un passo su venticinquemila venuto un po’ sghembo, la decisione di scattare per l’allungo finale maturata un metro troppo tardi, un sorpasso preso un po’ largo per eccesso di sportività.

Ho radunato tutti e ho cominciato a leggere le classifiche: io, diciottesimo, con l’obiettivo dichiarato di stare nei venti, quindi contento.
Al sedicesimo posto, c’è un atleta giunto caparbiamente al traguardo, nonostante un acutissimo risentimento fisico; ecco poi una delle sprinter prestate per l’occasione al fondo: dodicesima e bravissima.
Più su ecco la Dani, settima, provata ma mai doma, come si addice ai lottatori e più su ancora c’è chi è riuscito ad arrivare quarto tra gli uomini! Un mito!

Poi chiamo la meglio classificata tra “le mie”; le dico “sei quarta” e devo aggiungere “per otto decimi”.
Non so fare altro che stringerla forte e dirle “sei stata grande”, mentre i suoi occhi si velano e lei, con un gesto affettuoso, mi solleva gli occhiali da sole per scoprire se per caso una lacrimuccia non stia sgorgando anche dai miei occhi; ma la lacrimuccia è bene nascosta in fondo all’animo, perché un coach in questi frangenti deve essere un duro per definizione, una specie di Sergente Hartmann di Full Metal Jacket.
Questa è la dura legge dello sport, che sa essere tanto meraviglioso quanto spietato; questa è la dura legge che si accetta nel momento stesso in cui ci si schiera al nastro di partenza.
Un millesimo di secondo o un’ora non cambiano nulla; sul podio vanno in tre e gli altri stanno a guardare.

Tanto spirito sportivo e un sano boccale di birra hanno contribuito a sciogliere il groppo alla gola che ci aveva assalito e così abbiamo battuto le mani più forte di tutti, quando una valida atleta tedesca è andata a prendersi un bronzo comunque meritato con tanta fatica, tanto sudore e un pizzico di fortuna.

I Campionati Mondiali di Nordic Walking, categoria mezza maratona, celebratisi a Roding, in Germania, sono stati un evento dai contenuti estremamente soddisfacenti per il nostro Team e i risultati che portiamo a casa ci spronano a guardare avanti e ci confermano che la strada intrapresa è quella giusta.

Abbiamo visto al lavoro i migliori del mondo e siamo orgogliosi di esserne stati allievi e di avere portato la loro tecnica e la loro visione del Nordic Walking in Italia, mettendoci contro tutti e contro tutto, in una nazione dove le liti di quartiere sono all’ordine del giorno.
Abbiamo ascoltato con piacere il delegato internazionale di INWA che, durante la cerimonia protocollare di apertura dei Campionati Mondiali ha ribadito energicamente come l’agonismo sia la linfa vitale di ogni sport, dal punto di vista tecnico e promozionale e con altrettanta energia ha invitato le nazioni aderenti ad INWA e INFO a rendersi ulteriormente attive nella promozione del Nordic Walking Agonistico, affinché il nostro bellissimo sport non venga relegato ad un riduttivo ruolo di attività escursionistica o riabilitativa, come troppe associazioni market oriented vorrebbero.

Abbiamo superato indenni circa cinquecento controlli di giudici di gara, che hanno distribuito cartellini gialli e rossi a tutti coloro che affrontavano il tracciato utilizzando una tecnica appena un po’ meno che perfetta.
Abbiamo ricevuto i complimenti di alcuni di loro, mentre nell’ultimo giro sfoggiavamo ancora un gesto atletico decisamente valido.

Abbiamo messo appena ai piedi del podio i nostri specialisti delle distanze lunghe.
Abbiamo portato al traguardo comunque in ottime posizioni gli specialisti dello sprint o delle distanze brevi, prestati per l’occasione al fondo, ma adeguatamente preparati sul piano tecnico, psicologico ed agonistico.
Abbiamo firmato autografi, stretto mani, posato per mille foto in giro per le strade della bella località che ci ha ospitato.

Abbiamo incontrato vecchi e nuovi amici, che sono stati prodighi di complimenti e addirittura debordanti nell’affetto nei nostri confronti.
Abbiamo fatto finta di nulla mentre le televisioni ci spiavano dall’elicottero, ma dentro, intanto, ci siamo sentiti famosi.

Abbiamo posato per la foto ricordo persino a diverse centinaia di chilometri dalla sede dei Campionati Mondiali, sulla strada del ritorno verso casa, riconosciuti alla stazione di servizio, perché in Europa il Nordic Walking è uno sport molto popolare un team nazionale fermo a fare il pieno in autostrada è un’occasione ghiotta per i tifosi.

Abbiamo imparato tanto e, forse, qualcosa abbiamo anche insegnato, visto il notevole interesse con il quale alcuni atleti ed alcuni tecnici titolati ci hanno seguito.
Insomma, è andato tutto bene, è stato bello e siamo convinti che sia valsa la pena di sudare, lavorare, soffrire, ma esserci; siamo tornati soddisfatti e siamo già proiettati con la mente verso il prossimo impegno ufficiale.

Peccato solo per quell’oplà…

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